Sanità / Patto anti fughe con i centri privati di diagnostica Cavarra risponde a Conzi
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- Ultima modifica il Giovedì, 21 Novembre 2013 13:44
- Scritto da Cinzia Baruzzo - Ufficio Stampa
“Caro Conzi si fa presto a dire senza senso… Senza senso direi sono le innumerevoli discussioni sul come arrestare le fughe dei pazienti fuori regione che si sono rivelate altrettante dichiarazioni d’intenti rimaste sulla carta; senza senso è far funzionare le apparecchiature solo poche ore al giorno perché il personale è carente ignorando il fatto che potenziare l’organico costerebbe meno alla copertura dei costi dei servizi offerti fuori territorio; senza senso è continuare a prendere atto che per sottoporsi ad accertamenti diagnostici bisogna attendere mesi. E visto che discutiamo di temi importanti aggiungerei quello delicatissimo della residenzialità/ricovero degli anziani che, ancora oggi per decine e decine di cittadini, avviene fuori regione. Queste persone andrebbero riportate sul nostro territorio nelle strutture pubbliche o convenzionate come stabilisce in modo vincolante una delibera di Giunta regionale dell’agosto scorso”. Così il sindaco di Sarzana, Alessio Cavarra, risponde al direttore generale dell’Asl spezzina Gianfranco Conzi per il quale il recente patto comune-privati per garantire a prezzi calmierati l’accesso alla diagnostica non ha senso.
“Caro direttore le ricordo che in più sedi istituzionali e, spesso al fianco delle giuste rivendicazioni dei sindacati - continua Cavarra- abbiamo tentato di scardinare un immobilismo che ormai non è più tollerabile. Come sindaco è mio compito e dovere dare risposte ai bisogni dei miei concittadini, tanto più se malati. In questo caso ritengo giusto fare ricorso, come nel caso del patto con i centri privati, anche a soluzioni tampone, legate all’impossibilità di trovare risposte nel pubblico. Cosa dovrei fare caro Conzi? Dire ai miei cittadini di rassegnarsi ad attendere mesi per fare una Tac o una risonanza magnetica o una mammografia? E ai familiari che vanno a trovare i loro parenti residenti in strutture fuori del territorio cosa dico? So bene che ricorrere al privato non è la panacea ma intanto mi viene da chiederle perché in altre città questa strada è stata percorsa da tempo senza polemiche. Mi permetto di ricordare che l’iniziativa messa in atto, peraltro a costo zero per l’Amministrazione e senza aggravio di costi per l’Asl, che anzi potrebbe giovarsi dal risparmio dovuto alla riduzione della migrazione sanitaria, non debba essere considerata negativamente. Al contrario ritengo piuttosto che, mantenendo risorse importanti sul nostro territorio, non vada a ledere l’interesse dell’Asl in termini occupazionali e di risorse, ma possa rappresentare un nuovo metodo pratico per provare ad affrontare le carenze pubbliche che alla fine poi si scaricano solo sul cittadino/paziente. E allora perché non vediamo di trovare, anche con il contributo dei sindacati, soluzioni vere e applicabili nel concreto invece di continuare come, troppo spesso, è stato fatto in questi anni a indicare il dito e non la luna?”