Sanità / L'assessore Michelucci: basta con le promesse. Il Don Gnocchi deve restare sul territorio e stop al taglio dei posti letto al San Bartolomeo

I nodi della sanità sono tanti e purtroppo ancora irrisolti. E allora a pochi mesi dal suo insediamento la Giunta Cavarra ha deciso di “smarcarsi” da una politica sanitaria che pare incapace di dare le risposte che i cittadini aspettano da tempo. Ad andarci giù duro è l’assessore alla sanità Juri Michelucci: “Siamo stanchi di constatare che tanti, troppi, impegni assunti dai vertici dell’Asl sono rimasti lettera morta-dice-. Il tempo delle promesse è finito, dai vertici Asl ci aspettiamo fatti concreti e maggiore disponibilità al confronto. Come Amministrazione abbiamo condiviso le scelte riorganizzative che in tempi di risorse limitate prevedono la messa in rete delle strutture  ospedaliere attraverso la realizzazione del nuovo ospedale alla Spezia e la creazione di un polo di elezione a Sarzana. Questa è stata una scelta positiva che superava gli sterili campanilismi e garantiva al San Bartolomeo dignità. Oggi però tutti i disservizi che si verificano e tutte le nubi che aleggiano sul piano sanitario mettono in discussione gli impegni assunti. Per questo chiediamo la realizzazione vera del  piano approvato e l'avvio dei trasferimenti previsti (geriatria,oncologia,cure intermedie) al San Bartolomeo. Il Don Gnocchi è un’eccellenza che deve restare sul territorio.

E per far questo tutti, e per tutti intendo sia i vertici Asl che la dirigenza del polo riabilitativo, devono fare la loro parte. Per questa Amministrazione in merito al trasferimento della Don Gnocchi  non sono accettabili scelte che producano ulteriori riduzioni di posti letto e in conseguenza disservizi ai cittadini. Chiediamo quindi che il piano sanitario sia reso agibile nella sua completezza, nel rispetto dei trasferimenti e del numero dei posti letto previsti. Infine anche su queste tematiche come per le altre siamo convinti che occorra più disponibilità al dialogo da parte dei vertici Asl, perché è vero che a loro compete la gestione della sanità ma ciò non può prescindere da quelli che sono i poteri di indirizzo e controllo in capo ai Comuni. Non possiamo dimenticare che chi usufruisce dei servizi sanitari sono persone e che proprio questi cittadini pagano gli stipendi degli amministratori pubblici compresi quelli dei vertici dell'asl 5”.
“Non ci sono dubbi che oggi la sanità pubblica- continua l’assessore della Giunta Cavarra- stia attraversando un delicato momento tale da impoverire il servizio pubblico, ma è inaccettabile continuare la politica dei tagli indiscriminati che, in particolare, sul nostro territorio stanno trasformando il sistema sanitario da polo di attrazione a realtà di mobilità passiva.  I cittadini emigrano nelle regioni vicine anche per semplici esami diagnostici, per ortopedia oppure ginecologia e ostetricia creando debiti importanti sul bilancio dell'Asl 5. Esportiamo malati invece di dare servizi necessari. Non sono accettabili i tempi per le liste di attesa a cui sono sottoposti i malati soprattutto nella diagnostica: forse far funzionare qualche macchinario in più mettendo a disposizione il personale necessario, oppure convenzionare a prezzi calmierati i centri medici accreditati presenti sul territorio, farebbe funzionare meglio la nostra sanità e probabilmente costerebbe meno rispetto ad esose convenzioni con la clinica San Camillo”.
L’assessore conclude dicendo “La mancanza di disponibilità  da parte dei vertici Asl si riscontra anche su temi come il laboratorio analisi o il centro diurno per disabili. Infatti nelle scorse settimane, pur non essendo contrari ad avvalorare l’ipotesi di creazione di una gestione centrale del laboratorio analisi, abbiamo chiesto che ci fossero forniti dati certi su costi e benefici per il cittadino ma nulla ci è stato presentato e l’Asl prosegue con scelte che, allo stato attuale,  presentano ancora criticità irrisolte. Nel merito del diurno disabili pur non disconoscendo né il valore dei servizi offerti dal privato in questione, né l'esigenza di un dialogo con questa realtà, mi domando come possa un’azienda sanitaria pubblica dismettere un servizio pubblico senza confrontarsi con gli attori presenti sul territorio per ricercare soluzioni condivise e affrontare anche in questo caso, con trasparenza, il rapporto costi benefici per la comunità”.