OBEY WE THE FUTURE The art of Shepard Fairey: si inaugura la mostra alla Fortezza Firmafede
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- Ultima modifica il Giovedì, 17 Febbraio 2022 08:53
- Scritto da Cinzia Baruzzo - Ufficio Stampa
SARZANA 10.12.21 _ OBEY WE THE FUTURE The art of Shepard Fairey, che l’11 dicembre si inaugura alla Fortezza Firmafede di Sarzana, a cura di Gianluca Marziani e Stefano Antonelli, prodotta e organizzata da Associazione MetaMorfosi, con il sostegno del Comune di Sarzana e il patrocinio della Regione Liguria e della Direzione Regionale Musei Liguria del MiC, è l’occasione per conoscere uno degli street Artist più famosi al mondo: l’artista che, con l’immagine stilizzata in quadricromia di Barack Obama dal titolo Hope, ha di fatto consacrato, ancora prima che venisse eletto, il volto del più famoso presidente degli Stati Uniti a icona mondiale. Percorso ideale in una metaforica notte metropolitana, la mostra di Sarzana è un viaggio visivo che incrocia quattro punti tematici: Donna, Ambiente, Pace, Cultura, stimolando riflessioni su temi umanitari, su passaggi esistenziali, su utopie sociali, su valori di giustizia al di sopra delle leggi.
Grazie alle opere in mostra dell’artista americano Shepard Fairey, nome in codice Obey, veniamo introdotti nel suo universo cartaceo dallo stile inimitabile, basato sulle grafiche sovietiche e futuriste di inizio Novecento, sulle pitture parietali latinoamericane, sui muralismi italiani alla Mario Sironi. Tra le opere in esposizione nelle sale della Fortezza Firmafede alcune immagini iconiche, come Hope in cui Obey raffigurò nel 2008 il futuro Presidente degli Stati Uniti Barak Obama. Non una committenza, ma spontaneo sostegno al politico che apprezzò
l’opera al punto tale da scrivere all’artista, una volta eletto: «Ho il privilegio di essere parte della tua opera d’arte e sono orgoglioso di avere il tuo sostegno». Il ritratto Hope divenne talmente famoso da entrare a far parte della collezione permanente della National Gallery di Washington fu e giudicato da Peter Schjeldah, critico d’arte del New Yorker, «la più efficace illustrazione politica americana dai tempi dello Zio Sam».
In mostra serigrafie e litografie provenienti da collezioni private che fanno di Obey il prototipo fluido del nuovo artista politico, perché ha capito che i temi scottanti si affrontano con simboli e intelligenza visiva, con l’impatto rapido di un messaggio in cui riconoscersi senza confondersi. Tra le opere esposte We the People – Defend Dignity , la bellissima donna con un fiore tra i capelli scelta come immagine di mostra, una grafica politica realizzata dall’artista in
risposta diretta al sentimento xenofobo, razzista e anti-immigrati promosso dalla precedente amministrazione statunitense. La rosa rossa, che rende unico il ritratto della giovane immigrata, rimanda all'estetica della moda Xicana e Mexicana, dai ballerini di danza folcloristica ai fiori che adornano le donne durante il Dia de los Muertos.
Ma i riferimenti all’attualità sono continui e proficui nell’opera dell’artista figlio di un medico e di una agente immobiliare, cresciuto nella Carolina del Sud, dove ha seguito studi artistici e nel 1988 si è diplomato presso l'Accademia d’Arte. Valor & Grace Nurse, dove un’infermiera evoca gli eroi che hanno combattuto l’epidemia di covid-19, è sicuramente un’opera che risente di questi riferimenti ai fatti del presente. «Sono ispirato a celebrare coloro che non inseguono la gloria, ma che invece si mettono al servizio dell’umanità quando è messa a dura prova» ha commentato lo stesso artista in riferimento all’opera realizzata per la raccolta fondi il cui ricavato sarà devoluto alla loro nuova iniziativa “Dear Frontline Workers Public Art Fund”, per realizzare grandi murales, vicino agli ospedali che sono stati più colpiti dalla pandemia e in altri spazi pubblici, per ringraziare i lavoratori in prima linea. «Obey produce immaginari simbolici ad alto valore emozionale - spiega Marziani. - La sua arte su carta attrae i nostri sensi in modo spontaneo, ampliando il linguaggio informativo dei muri metropolitani. Fairey ha capito che le pareti stradali rappresentano la prima pagina della comunicazione virale, una nuova home page da cui non puoi sottrarti e che ti avvolge nei rituali quotidiani».
"Il nome di Obey- dichiara il sindaco di Sarzana Cristina Ponzanelli - è legato a un successo artistico globale e multidisciplinare, capace di proporre nell'ultimo decennio opere che sono immediatamente divenute icone del nostro tempo.
Siamo orgogliosi di poter accogliere e ammirare a Sarzana questo artista e i suoi messaggi, confermando ancora una volta la nostra città come palcoscenico privilegiato e continuativo di grandi mostre artistiche e, in questo caso, avanguardia dell'arte contemporanea e di riflessioni libere e autentiche sui suoi principali protagonisti. Dopo la contemporaneità globale di Banksy e l'identità sarzanese di Gian Carozzi, proseguiamo in un percorso di grande spessore artistico e continuità con Shepard Fairey e le sue immagini che sono già iconiche a livello globale, capaci di muoversi nello stretto confine tra provocazione, arte e attualità. Abbiamo deciso di proporre la Fortezza Firmafede e Sarzana come spazi di grande arte contemporanea e stiamo realizzando questa visione con
un'altra grande mostra, che accende nuovamente i riflettori su un artista icona della street art internazionale. Siamo certi che questa grande mostra possa rappresentare un altro successo in grado di coinvolgere diverse generazioni, di incuriosire e attrarre alla conoscenza della bellezza e delle sue migliori rappresentazioni sancendo, ancora una volta, il potere della cultura come chiave per la ripartenza in termini di promozione per l'intero nostro territorio e, soprattutto, di visione e ispirazione per la nostra comunità”.
In mostra, per la prima volta a confronto, anche due immagini della Marianne, simbolo della Repubblica francese. La prima, Liberté, Egalité, Fraternité, una litografia del 2008 in prestito da collezione privata, è l’opera che Obey realizzò per esprimere la propria solidarietà ai cittadini di Parigi all’indomani degli attentati terroristici che colpirono la città nel novembre del 2015. Raffigura la Marianne, simbolo della République, circondata dalle parole del motto nazionale, su uno sfondo tricolore che riprende i colori della bandiera francese. Obey donò una sua versione a stampa a Emmanuel Macron, di cui ha sostenuto la candidatura presidenziale, che fu esposta nel bureau del Palais de l’Elysée dopo la sua elezione. L’opera però divenne anche un murale a decorazione della parete di un edificio popolare nel tredicesimo arrondissement, sul quale intervenne, nel dicembre 2020 un collettivo anonimo di street artist aggiungendo al volto alcune lacrime di sangue. A difendere l’intervento intervenne lo stesso Fairey che, ripristinata la versione originale, vi aggiunse una lacrima blu in memoria di quei valori democratici che la donna rappresenta ma che vengono continuamente disattesi. La versione cartacea della “Marianne con la lacrima”, Marianne: l’action vaut plus que les mots (I fatti valgono più delle parole) serigrafia su carta del 2021, arriva in mostra a Sarzana ed è presentata per la prima volta accanto alla versione senza lacrima del 2015. Testimonianza dell’impegno dell’artista contro il razzismo, la xenofobia, il classismo e tutte le
forme di discriminazione e ingiustizia. «Obey - aggiunge Antonelli - crea simboli virali e replicabili, produttori di icone che alzino la soglia d’attenzione, che diano messaggi politici in maniera metaforica e condivisa». È anche il caso, ad esempio, di Angela Davis, che in mostra è protagonista dell’opera Spirit of Independence figura fondamentale per il movimento afroamericano degli anni Settanta, che diventa uno dei soggetti preferiti di Shepard
Fairey. Accusata di cospirazione, rapimento e omicidio in relazione al fallito tentativo di un gruppo di attivisti delle Black Panthers di liberare il detenuto nero George Jackson in un’aula di tribunale, la Davis fu arrestata e processata, diventando così popolare da mobilitare a suo favore un gran numero di persone che si riunirono in comitati e organizzazioni, non solo negli Stati Uniti ma anche in molti altri paesi. Obey la ritrasse più volte, una di queste immagini è in
mostra, contribuendo a creare il mito di donna afroamericana, simbolo sia del
femminismo che dell’uguaglianza razziale.
Secondo Pietro Folena, Presidente di MetaMorfosi, «è dal territorio che, in un periodo tanto difficile, in cui talvolta sembra offuscarsi la speranza, che può arrivare un messaggio di futuro: We, the future, appunto, dopo le sofferenze di questi ultimi tempi, con questa mostra di Obey dedicata alle donne e alla difesa della dignità umana».