Consegnato al Comune da ITEC Engineering il progetto di fattibilità tecnico-economica per il recupero dell'edificio del XXI Luglio. Il sindaco Ponzanelli: “Un patrimonio e identità di ogni sarzanese che merita certezze e non chiacchiere o false promesse”

SARZANA 15.03.2020 _   Il “progetto di fattibilità tecnico-economica relativo alla riqualificazione e adeguamento dell'edificio scolastico "capoluogo" in viale XXI Luglio” è pronto: nei giorni scorsi ITEC Engineering srl, incaricata della sua redazione dall'Amministrazione comunale, ha protocollato l'elaborato tecnico. Per la prima volta dunque, dopo la chiusura risalente all'agosto del 2006 quando la relazione del Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica del Politecnico di Torino ne evidenziava “l'eterogeneità degli elementi strutturali consigliandone il non utilizzo come struttura scolastica”, l'ex plesso elementare è stato studiato e valutato, allo scopo di valutarne concretamente la possibilità di tornare ad essere in futuro patrimonio vissuto dai sarzanesi e non più soltanto scheletro abbandonato al degrado, alla malinconia e all'incuria. Uno studio approfondito, con il quale la società sarzanese indica le complesse possibilità di recupero di un immobile che è parte integrante della storia di Sarzana e del suo centro storico. ITEC ha formulato una proposta articolata che prevede non solo interventi di carattere strutturale ma anche interventi di carattere architettonico e impiantistico, in funzione delle destinazioni d’uso che l’Amministrazione potrà dare all’intero complesso, escludendo la destinazione scolastica. Le norme tecniche relative all'edilizia scolastica (tra le altre D.M. 18.12.1975 e seguenti) prevedono difatti, per ragioni di sicurezza e di distribuzione orizzontale e verticale degli ambienti scolastici, che nuovi plessi scolastici per le scuole primarie e secondarie debbano essere progettati su immobili di uno o al massimo due piani: caratteristiche che il XXI Luglio non ha, a seguito del lungo periodo di interdizione e con il suo terzo piano sottoposto a vincoli architettonici. L'edificio, secondo le conclusioni dell'azienda sarzanese, potrà comunque essere utilizzato per destinazioni d'uso di classe IV, quindi con funzioni strategiche, prevedendo investimenti complessivi superiori agli 11 milioni di euro.

“Finalmente abbiamo compiuto il primo passo di un percorso che tutti i sarzanesi aspettavano di iniziare da oltre un decennio, lasciato fino a oggi più alle chiacchiere e ai proclami elettorali che ai fatti. Vogliamo essere chiari, senza illudere nessun sarzanese: parliamo di un percorso decisamente complesso e di lungo periodo, che non può guardare soltanto a questo mandato. Ogni ipotesi immaginifica sul futuro della XXI Luglio lanciata negli ultimi 15 anni, senza un'analisi come quella che abbiamo chiesto oggi, era infatti solo propaganda dalla quale ci teniamo ben distanti. Sono argomenti troppo importanti, a cui sono dovuti serietà e concretezza. Abbiamo sempre detto che avremo dedicato ogni attenzione a una attenta ricognizione del patrimonio comunale, presupposto ineludibile di qualsiasi percorso politico e amministrativo, e lo stiamo facendo. Cercheremo nel lungo periodo ogni strada possibile per intercettare fondi prima di tutto per la parte strutturale, quindi di costruire un percorso anche da dividere in lotti funzionali per la parte edilizia e impiantistica. Dopo decenni in cui abbiamo pensato soltanto a versare nuovo cemento e lasciato il nostro patrimonio al degrado e all'abbandono, ora cominciamo finalmente a costruire concretamente i percorsi per recuperarlo e riqualificarlo: sono del resto queste le linee che ci hanno affidato i sarzanesi col loro voto e che vogliamo attuare nella nostra visione di città anche con la redazione del nuovo PUC.  Sarzana può e deve tornare a guardare al futuro, ricostruendo un grande passato”. “La XXI Luglio ad oggi – si legge nella relazione di ITEC – versa in uno stato di degrado e abbandono. Sono state analizzate diverse soluzioni con valutazione non solo degli aspetti strutturali volti necessariamente al recupero dell'immobile, bensì tutti gli aspetti correlati alla funzionalità finale dell'edificio che quindi hanno necessariamente considerato e valutato aspetti architettonici, tecnici ed economici.”  La società incaricata ha quindi valutato diversi ipotesi tra cui la demolizione e la completa ricostruzione dell'edificio, giudicata non perseguibile dal punto di vista architettonico in virtù del carattere storico e testimoniale dell'edifico. “La soluzione prospettata al termine dello studio  – continua la relazione di ITEC – afferma che nel complesso sussistano le condizioni per il recupero dell'immobile, con il progetto di recupero che deve necessariamente prevedere non solo interventi di carattere strutturale, ma anche  interventi di carattere architettonico ed impiantistico. La soluzione prospettata si ritiene minimamente invasiva per l’edificio, poiché non snatura le caratteristiche dello stesso, rinnovando sostanzialmente gli elementi strutturali principali che evidenziano vulnerabilità. L’intervento essenziale è il rinforzo delle pareti in muratura in modo diffuso, al fine di considerarle, oltre al rifacimento e al  rinforzo dei solai del primo e secondo piano e una serie di interventi per risolvere vulnerabilità a livello locale, prevedendo di demolire l’attuale copertura e relativo soffitto, e realizzare la copertura dell’edificio piana, riducendo quindi le masse a livello della copertura, si ottengono condizioni statiche più favorevoli”. Le due soluzioni proposte dall'azienda sarzanese prevedono costi che includono entrambe opere provvisionali, strutturali, di edilizia, impiantistiche con  investimento economico che supera i 9 milioni di euro a cui restano da aggiungere i costi di progettazione definitiva, esecutiva e collaudo dell’opera pubblica per un totale che ruota intorno ai 12 milioni di euro per la riqualificazione complessiva. In linea generale, in ragione delle funzioni cui sarà destinato il complesso, visti i costi previsti per l’intervento, ITEC precisa che la concezione dello stesso consente di ipotizzare una divisione in lotti funzionali per le opere di carattere architettonico ed impiantistico, lasciando invece le opere strutturali comprese in un unico stralcio funzionale di lavori.