Cavarra e Baudone: su via Paradiso si è scoperta l'acqua calda
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- Ultima modifica il Giovedì, 17 Marzo 2016 12:19
- Scritto da Cinzia Baruzzo - Ufficio Stampa
“Se lo scopo è quello di trovare il pelo nell'uovo per giustificare la revoca di un finanziamento concesso per risolvere le criticità di un quartiere lo si dica chiaramente”. Così il sindaco Alessio Cavarra in risposta all'ipotesi ventilata dall'assessore alle infrastrutture della Regione Liguria Giacomo Giampedrone circa la realizzazione della nuova viabilità di via Paradiso.
“Ci pare – spiegano il primo cittadino e l'assessore ai lavori pubblici Massimo Baudone- che si sia scoperta l'acqua calda dato che, sappiamo benissimo, di aver approvato, in data 29 novembre 2013, una delibera in cui abbiamo avallato l'ipotesi dei progettisti della Provincia di suggerire un percorso di collegamento tra i due tronchi di pista ciclabile tra il parcheggio dello stadio e via Alfieri”.
Continuano Cavarra e Baudone:“Si trattava allora, come oggi, di un'ipotesi suscettibile di variazioni dato che il tratto in questione ad oggi non esiste come testimonia la segnaletica stradale in essere”. Detto in altri termini, secondo il sindaco Cavarra si sta parlando di un tracciato presente solo su carta, né finanziato né infrastrutturato. Ciò che invece nel febbraio 2014 il Comune di Sarzana ha chiesto di realizzare concretamente è la nuova viabilità alternativa di via Paradiso inoltrando formale richiesta di finanziamento alla Regione Liguria: finanziamento concesso il 27 marzo dell'anno successivo. “Sia chiaro- concludono gli amministratori- che mai questa amministrazione, nemmeno nel corso dell'ultima riunione con i cittadini del quartiere si è detta contraria alla realizzazione del ponte carrabile attualmente non fattibile per mancanza di risorse. Se però la Giunta Toti ci finanzia quest'opera siamo ben disponibili a dare il nostro appoggio.In quel caso la strada che verrà realizzata e che vogliamo per dare risposte immediate ai nostri concittadini costretti a vivere nel far west viabilistico potrebbe trasformarsi, allora sì perché reale e infrastrutturata, in pista ciclabile. Ad oggi l'impressione è che anzichè trovare una soluzione ad un problema si stia cercando di metterne in evidenza le criticità sulla pelle di chi vive quotidianamente il disagio. Cosa che un ente, tanto più se regionale, dovrebbe evitare di fare. Si parla tanto di sburocratizzazione e mi pare invece che si voglia andare in tutt'altra direzione”.